Teatro

Serena Autieri: «Nel teatro c'è bisogno di più idee e di fare squadra come una volta»

Serena Autieri
Serena Autieri

In scena quest’anno con tre diverse produzioni, l’attrice multitasking racconta a Teatro.it di sé e del suo lavoro, ma anche dell’importanza del trovare sempre nuovi stimoli e idee nel teatro

Tre spettacoli in una sola stagione: La Sciantosa, ispirato alla vita di Elvira Donnarumma, regina del café chantant di inizio Novecento; Rosso napoletano, ambientato nel 1943 durante le Quattro Giornate di Napoli; La menzogna, un testo del francese Florian Zeller in scena nei primi mesi del 2019.

La vulcanica attrice ha al suo attivo in carriera tanto teatro (Bulli & pupe, Vacanze romane, Rinaldo in campo, Sogno di una notte di mezza estate, Diana & Lady D., Ingresso indipendente) fiction e cinema (Il principe abusivo, Si accettano miracoli, Se mi lasci non vale) e non accenna a rallentare.

In questi anni Serena Autieri è cresciuta, si è sposata ed diventata mamma di una bambina praticamente allevata in teatro («Il più bel regalo che si possa fare a un bambino», dice); ma ha conservato quella voglia di imparare che le consente di sperimentare cose nuove, mettendosi continuamente alla prova.
 

In questa stagione è in scena con tre produzioni: qual è il bello di ciascun progetto?
La Sciantosa (date tournée) è un one woman show brioso e pregno di musica partenopea; Rosso napoletano (date tournée) racconta un momento storico molto importante, non solo per Napoli ma per tutta l’Italia, e trasmette la fierezza di essere italiani; La menzogna (date tournée) è un testo molto sottile, denso di significati, nello stile del prolifico autore francese Florian Zeller.

Ma come si fa a reggere tre  tournée in una sola stagione?
Beh, mi è successo anche di farne quattro! Su questo mi sento molto “Serena”… La scorsa stagione, nell’arco di pochi mesi, passavo da un personaggio all’altro: da Lady Diana alla Sciantosa, da Vacanze romane alla commedia di Maurizio De Giovanni Ingresso indipendente. Non è una cosa così scontata, io credo che la prova più grande per un attore sia proprio quella di cambiare continuamente personaggio, trasformarsi. 
In Italia spesso ci si dimentica che se un’attrice è nata a Napoli può fare la siciliana o la milanese. Io credo ci debbano lasciar fare il nostro lavoro con grande serenità e continuando a studiare, perché il teatro aiuta a mettersi alla prova e ad avere il coraggio di fare cose diverse. Per quanto mi riguarda, voglio continuare a imparare, mettendomi sempre in discussione e voglio che l’adrenalina sia sempre a mille.

Se dovesse definirsi sulla carta d’identità, che aggettivo userebbe?
Ne uso due più un jolly: napoletana e dinamica, e poi in continua crescita e con la voglia di fare le cose bene per creare qualcosa di bello e di importante, che possa essere utile anche per i giovani che iniziano a fare questo lavoro.
 

Serena Autieri


Da napoletana verace, quanto si sente “sciantosa”?
Sciantosa non è una sola donna. Possono esserne tante: la donna che vuole conquistare un uomo, oppure la donna che vuole fare il suo lavoro e ogni tanto ha bisogno di essere un tantino “sciantosa”. Diciamo che in alcuni momenti della vita, tiro fuori una parte “sciantosa”, ma nel mio quotidiano assolutamente no.

Lei è anche un’ottima cantante. Che rapporto ha con la recitazione?
In tutti questi anni ho sempre privilegiato il mestiere di attrice, mettendo un po’ da parte quello di cantante. Sicuramente la commedia musicale mi ha aiutato molto a entrare nella musica, un mondo che in seguito ho imparato sempre a riscoprire. Nel frattempo, sono cresciuta come donna, sono diventata mamma e adesso condivido la mia vita con un produttore che peraltro produce la maggior parte dei miei spettacoli. Le mie scelte sono cresciute con me e inevitabilmente l'approccio è totalmente diverso rispetto a quindici anni fa; ma non a livello artistico, proprio perché ho avuto la fortuna di incontrare grandi maestri come Pietro Garinei, Armando Trovajoli, Giorgio Albertazzi.  Oggi figure come queste sono sempre di meno e io mi sento una privilegiata.

Qual è per lei la definizione più immediata e totalizzante del teatro?
Il teatro è un posto magico, che ormai è diventata la mia casa: quella casa dove si soffre, che comporta grande sacrificio fisico e mentale; però, quando si chiude la porta del foyer e inizia lo spettacolo, accade una magia e tutto funziona.

E quale, invece, la carenza principale del teatro italiano?
C’è una carenza di idee e soprattutto non si ha il coraggio di trovarne di nuove. Non ci sono più persone che si mettono insieme, che fanno squadra per scrivere film o spettacoli teatrali, come si faceva una volta, quando c’erano le coppie storiche (Garinei & Giovannini, Terzoli & Vaime, Age & Scarpelli). Se pensiamo ai grandi spettacoli che hanno fatto la storia della commedia musicale, il pubblico poteva trovare grandi nomi tutti insieme sul palcoscenico; invece adesso ognuno vuole fare il solista della propria carriera. Bisognerebbe invertire la tendenza.
 

INFO e DATE della tournée: La Sciantosa

INFO e DATE della tournée: Rosso napoletano

INFO e DATE della tournée: La menzogna